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Amla

Scritto da Dr. Giorgia Cazzolli, Ph.D., aggiornato il 26 settembre, 2018
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Amla

Protegge il fegato dall’azione di sostanze chimiche e tossiche ma anche da una dieta ricca di grassi, riduce il colesterolo LDL e la glicemia, azione antiossidante ed antinfiammatoria, ricostituente

Amla, nome scientifico Phyllantus emblica, è una pianta della famiglia delle Fillantacee ed è conosciuta prevalentemente per i suoi frutti, simili a susine di colore verde, che portano lo stesso nome. I frutti dell’amla sono considerati un elisir di lunga vita capace di promuovere la longevità e quello che stupisce è la quantità di studi scientifici a supporto della tradizione ayurvedica che considera l’amla uno degli ingredienti essenziali per la buona salute. Queste bacche hanno infatti una particolare azione protettiva sul fegato. In particolare, l’amla, in base a studi scientifici, migliora la funzionalità di questa ghiandola e previene, o almeno attenua, gli effetti dannosi di agenti epatotossici quali, per esempio, etanolo, paracetamolo, metalli pesanti e il tetracloruro di carbonio o freon 10 [1].

Non solo, l’amla agisce inibendo gli effetti della steatosi epatica, o fegato grasso, causata da una dieta ricca di grassi [2]. Oltre a questo, i frutti di amla migliorano la digestione e agiscono come un tonico per ridare vitalità e vigore [3], in più si dimostrano anche capaci di proteggere il sistema cardiovascolare, riducendo il colesterolo LDL nel sangue [4], diminuendo i valori di glicemia sia a digiuno che dopo il pasto e aumentando contemporaneamente i valori di colesterolo buono [5].

Ma l’amla ha anche proprietà antimicrobiche, antinfiammatorie ed antiossidanti, utili a contrastare i processi di invecchiamento e i radicali liberi con effetti benefici anche sull’aspetto e il tono della pelle, supporta il sistema immunitario e apporta vitamina C [6]. Puoi trovare l’amla in erboristeria e farmacia sotto forma di polvere o compresse. Rivolgiti sempre al tuo medico prima di iniziare un trattamento con amla per evitare possibili interazioni con farmaci già in uso.

Fonti

[1] Thilackchand et al, Food Funct, 2013
[2] Cheng-Ze Huang et al, Food and Function, 2017
[3] Krishnaveni et al, J Basic Clin Physiol Pharmacol, 2010
[4] Yokozawa et al, Br J Nutr, 2007
[5] Akhtar et al, Int J Food Sci Nutr, 2011
[6] Baliga et al, Eur J Cancer Prev, 2011
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AUTORE
Unisce la sua passione per uno stile di vita naturale e la sua formazione universitaria, è infatti laureata in fisica e ha il dottorato di ricerca in fisica, settore biofisica. Leggere articoli scientifici, documentarsi sulle ultime ricerche e testare nuovi metodi e ricette è quindi da sempre il suo lavoro, che, speriamo, di aver reso utile.
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