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Ansia e depressione, ecco perché è importante contrastarle, ne va della salute futura

Scritto da Dr. Giorgia Cazzolli, Ph.D., aggiornato il 26 gennaio, 2023
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Ansia e depressione, ecco perché è importante contrastarle, ne va della salute futura

Ansia, depressione ed emozioni negative, occorre imparare a lasciarle andare, a staccare la mente da pensieri continui, ossessivi o tristi per proteggere la salute del cervello. Infatti, rimuginare troppo su certi pensieri aumenta il rischio di neurodegenerazione, soprattutto negli anziani, come emerge da una recentissima ricerca scientifica pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Aging da un gruppo di scienziati svizzeri dell'Università di Ginevra [1].

La traccia delle emozioni a livello cerebrale

Negli ultimi 20 anni le neuroscienze hanno studiato ed analizzato cosa accade nel cervello umano quando si prova un'emozione. Tuttavia, ancora non era chiaro, almeno fino ad oggi, cosa accade nel cervello come conseguenza dell'emozione provata e, soprattutto, se queste conseguenze dipendono o meno dall'età della persona. In aggiunta a queste considerazioni, studi precedenti hanno potuto osservare che l'abilità di non aggrapparsi a un pensiero o un'emozione protegge la salute cerebrale, mentre, al contrario, rimanere nello stesso stato d'animo, rimuginando e rattristandosi, comporta un aumento del rischio di sviluppare depressione, che a sua volta è un terreno fertile per lo sviluppo, negli anni, della demenza. Ma come si spiegano questi processi? La ricerca di cui parliamo oggi offre una risposta e una possibile soluzione.

L'importanza di non attaccarsi agli stati d'animo, lo studio

Gli scienziati hanno reclutato 182 persone, sia giovani, età media 25 anni, che più anziani, età media 69 anni. Ai volontari sono stati fatti osservare filmati di persone che erano chiamate ad affrontare situazioni molto stressanti o tristi. I partecipanti allo studio sono quindi stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale per osservare quali aree del cervello venivano attivate.

Ebbene, quello che è emerso è che osservare scene di sofferenza altrui causa effetti maggiori e a lungo termine nel cervello delle persone più anziane, con risultati ancora più significativi se le persone sono ansiose. In particolare, questi eventi hanno portato modifiche ad aree cerebrali, quali l'amigdala e la corteccia cingolata posteriore, che sono sede delle emozioni e della memoria autobiografica. Se a questo aggiungiamo che, in caso di demenza, la corteccia cingolata posteriore è una delle aree più colpite possiamo capire che diventa di basilare importanza, ai fini della protezione dalla neurodegenerazione, interrompere gli effetti di emozioni negative e dell'ansia sul cervello. A questo scopo, come suggerito dagli stessi autori dello studio, una soluzione può essere fornita dalla meditazione, che permette di focalizzarsi sul qui e ora staccandosi da pensieri ricorrenti, ossessivi o tristi.

Conclusioni

L'articolo di oggi propone un tema molto complesso ma affascinante e fa capire, ancora una volta, l'importanza della meditazione per gestire ansia, stress, depressione ma anche per proteggere la salute futura del cervello.

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AUTORE
Unisce la sua passione per uno stile di vita naturale e la sua formazione universitaria, è infatti laureata in fisica e ha il dottorato di ricerca in fisica, settore biofisica. Leggere articoli scientifici, documentarsi sulle ultime ricerche e testare nuovi metodi e ricette è quindi da sempre il suo lavoro, che, speriamo, di aver reso utile.
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