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Assumere vitamina D può aiutare a prevenire la demenza

Scritto da Dr. Giorgia Cazzolli, Ph.D., aggiornato il 21 marzo, 2023
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Assumere vitamina D può aiutare a prevenire la demenza

Sempre più centri di ricerca ed università stanno dedicando le loro risorse allo studio delle proprietà della vitamina D. Infatti, la vitamina D non è solo la vitamina delle ossa forti e robuste, ma è anche la vitamina che supporta il sistema immunitario e, come possiamo apprendere grazie allo studio di cui parliamo oggi, anche la vitamina che protegge il cervello dalle demenze. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Alzheimer's & Dementia, Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring da un team della University of Calgary's Hotchkiss Brain Institute, Canada, e della University of Exeter, UK [1].

La vitamina D e la salute del cervello, cosa sappiamo

La scienza si sta dedicando allo studio di tutti quei fattori modificabili, che cioè sono sotto il nostro controllo e su cui possiamo agire, per prevenire o almeno ritardare lo sviluppo della demenza in tutte le sue forme, tra cui l'Alzheimer. Tra questi fattori, la vitamina D sta catturando l'interesse degli scienziati. Infatti, come dimostrato da studi precedenti, la vitamina D partecipa alla rimozione degli aggregati tossici formati dalle proteine beta amiloidi e protegge dall'accumulo di proteine tau, entrambe condizioni caratteristiche dell'Alzheimer.

In più, è stato osservato che livelli bassi di vitamina D sono associati ad un aumento del rischio di sviluppare demenza e Alzheimer. Tuttavia, gli studi compiuti fino ad ora circa il ruolo neuroprotettivo dell'assunzione di vitamina D tramite integratori non sono risultati conclusivi. Questo perché i campioni di popolazione analizzati erano piccoli e seguiti per un periodo di tempo breve. Ora però la scienza sembra essere riuscita a trovare una risposta e di questo parliamo oggi.

L'assunzione di vitamina D riduce il rischio di demenza, lo studio

Gli scienziati canadesi e britannici hanno raccolto i dati riguardanti la salute e lo stile di vita di 12 388 persone, tutte adulte, con un'età media di 71 anni e sane. I volontari sono quindi stati seguiti per dieci anni dal momento del reclutamento. Questo rende lo studio uno dei più vasti e lunghi del settore. I ricercatori hanno valutato per prima cosa se i volontari assumevano integratori di vitamina D di qualsiasi tipo e poi il loro stato di salute negli anni. Quello che è emerso è che qualsiasi tipo di integratore di vitamina D mostra un'azione neuroprotettiva, aiutando a ridurre fino al 40% il rischio di sviluppare demenza rispetto a chi non ha mai assunto questo integratore. I risultati maggiori si sono osservati nelle donne e in chi, quando ha iniziato ad assumere gli integratori di vitamina D, non presentava nessuna alterazione della funzionalità cognitiva, una condizione che invece è associata ad un rischio maggiore di demenza.

Conclusioni

Lo studio non è concluso e sta proseguendo, con lo scopo di fare maggiore luce sul legame tra vitamina D assunta tramite integratori e salute del cervello. In particolare, i ricercatori vogliono capire come l'assunzione di vitamina D può cambiare nel tempo la funzionalità cognitiva e la memoria.

Non solo, può essere interessante valutare anche se la vitamina D sintetizzata in seguito all'esposizione ai raggi solari ha la stessa azione protettiva. È lecito ipotizzare che sia così ma occorre attendere una dimostrazione con base scientifica. In attesa che la scienza faccia chiarezza anche su questi aspetti, al momento sappiamo che la vitamina D assunta come integratore può rivelarsi davvero benefica, anche per la salute del cervello. Va ricordato, però, che la vitamina D, anche se facilmente reperibile nelle farmacie, va assunta con cautela e sotto la supervisione del medico di fiducia per evitare un eccesso che può causare danni al cuore e ai reni.

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AUTORE
Unisce la sua passione per uno stile di vita naturale e la sua formazione universitaria, è infatti laureata in fisica e ha il dottorato di ricerca in fisica, settore biofisica. Leggere articoli scientifici, documentarsi sulle ultime ricerche e testare nuovi metodi e ricette è quindi da sempre il suo lavoro, che, speriamo, di aver reso utile.
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