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Bere tè contro il decadimento cognitivo

Scritto da Dr. Giorgia Cazzolli, Ph.D., aggiornato il 4 gennaio, 2021
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Bere tè contro il decadimento cognitivo

Il declino cognitivo legato all’età è purtroppo una condizione in continua crescita. Ecco perché la ricerca si sta focalizzando sui possibili trattamenti per prevenirlo o arginarlo. Sempre più evidenze scientifiche mostrano che lo stile di vita e la dieta possono avere un ruolo protettivo sul cervello.

Per quanto riguarda il tè, si sa che questa bevanda ha un effetto neuroprotettivo, tuttavia poco si conosce della sua azione sulla funzionalità cognitiva in quanto gli studi a disposizione sono ancora pochi. La ricerca di cui parliamo oggi si focalizza proprio sulla capacità del tè, e in particolare del tè verde, di prevenire il decadimento cognitivo. Il lavoro è stato pubblicato poche settimane fa sulla rivista BMC Geriatrics [1].

I ricercatori hanno reclutato quasi 5400 persone, età media 56 anni. Ai partecipanti è stato chiesto di compilare un questionario per comprendere le loro abitudini riguardanti il consumo di tè negli ultimi cinque anni, indicando la frequenza con cui bevevano il tè e il tipo di tè, quindi nero, verde o altro.

Non solo, la funzionalità cognitiva dei partecipanti è stata valutata sottoponendoli a test appositamente pensati, quali il Mini-Mental State Examination (MMSE) e Montreal Cognitive Assessment (MoCA). Quello che è emerso è che chi abitualmente consumava più tè in generale aveva un rischio inferiore di andare incontro a decadimento cognitivo.

Non solo, tra tutti i diversi tipi di tè, chi beveva tè verde poteva contare su una protezione maggiore per quanto riguarda le funzionalità cognitive. Gli autori dello studio riconducono questo effetto benefico del tè al suo contenuto in catechine, che sono potenti antiossidanti. Il tè verde è il tè con il più alto contenuto di catechine che, si ritiene, agiscano sul cervello attraverso più processi. In primo luogo contrastano i danni dei radiali liberi, poi modulano i segnali trasmessi tra cellule e poi agiscono da chelanti per i metalli, bloccandone quindi la tossicità e favorendo la loro eliminazione.

Fonti

[1] Zhang et al, BMC Geriatrics, 2020
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AUTORE
Unisce la sua passione per uno stile di vita naturale e la sua formazione universitaria, è infatti laureata in fisica e ha il dottorato di ricerca in fisica, settore biofisica. Leggere articoli scientifici, documentarsi sulle ultime ricerche e testare nuovi metodi e ricette è quindi da sempre il suo lavoro, che, speriamo, di aver reso utile.
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