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Contro l’Alzheimer vengono in aiuto i cibi ricchi di flavonoidi

Scritto da Dr. Giorgia Cazzolli, Ph.D., aggiornato il 18 agosto, 2020
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Contro l’Alzheimer vengono in aiuto i cibi ricchi di flavonoidi

È possibile ridurre il rischio di sviluppare l’Alzheimer? Secondo la scienza, sì, si può fare, agendo su fattori modificabili come la dieta. La dieta Mediterranea, infatti, si è dimostrata capace di proteggere il cervello e di ridurre il rischio di sviluppare Alzheimer e declino cognitivo.

Non solo, come dimostrato nella ricerca di cui parliamo oggi, anche i cibi ricchi di flavonoidi sono in grado di abbassare il rischio di Alzheimer. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista The American Journal of Clinical Nutrition da parte di un team della Boston University School of Medicine [1].

I flavonoidi sono sostanze antiossidanti contenute in alcuni cibi, come i frutti di bosco, gli agrumi, tè nero e tè verde, cioccolato fondente, prezzemolo, sedano, cipolle, mele e prodotti della soia. I flavonoidi proteggono il cervello attraverso due meccanismi, da una parte agiscono da antiossidanti contrastando i danni dei radicali liberi, dall’altra proteggono i neuroni dalle neurotossine e contrastano la neuroinfiammazione. Fino ad ora, gli studi che si sono occupati di capire se i flavonoidi possono ridurre il rischio di Alzheimer hanno coperto periodi di tempo troppo brevi per poter arrivare ad un risultato certo. La ricerca in esame, invece, si è basata sui dati di uno studio iniziato nel 1948 su più di 5000 persone di età compresa tra i 28 e 63 anni. I partecipanti allo studio sono stati seguiti negli anni valutando regolarmente il loro stato di salute, sia fisica che mentale, e il tipo di dieta. In questo modo, è stato possibile per gli scienziati estrapolare i dati di interesse, e cioè l’apporto di flavonoidi attraverso l’alimentazione. Quello che è emerso è che, sul lungo periodo, si parla di una media di circa 20 anni, chi aveva consumato le quantità maggiori di cibi ricchi di flavonoidi mostrava un rischio più basso di sviluppare Alzheimer e demenza rispetto a chi invece aveva consumato basse quantità di questi alimenti.

Fonti

[1] Shishtar et al, The American Journal of Clinical Nutrition, Aug 2020
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AUTORE
Unisce la sua passione per uno stile di vita naturale e la sua formazione universitaria, è infatti laureata in fisica e ha il dottorato di ricerca in fisica, settore biofisica. Leggere articoli scientifici, documentarsi sulle ultime ricerche e testare nuovi metodi e ricette è quindi da sempre il suo lavoro, che, speriamo, di aver reso utile.
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