Coronavirus, il possibile ruolo protettivo della vitamina D

È di pochi giorni fa un comunicato stampa di due medici, Prof. Giancarlo Isaia, Docente di Geriatria e Presidente dell’Accademia di Medicina di Torino, e Prof. Enzo Medico, Professore Ordinario di Istologia all’Università di Torino, in cui si parla di un possibile ruolo benefico della vitamina D nella lotta al coronavirus. Il comunicato stampa si basa su osservazioni dirette e su precedenti studi scientifici. Data l’emergenza lo studio non ha potuto eseguire il normale iter richiesto per le ricerche scientifiche ma al momento è stato già sottoposto ai soci dell’Accademia di Medicina di Torino che lo hanno giudicato molto interessante. Il comunicato stampa è consultabile online in lingua italiana. Cerchiamo di capire cosa dice e quali consigli offre alla popolazione in generale.
Un adeguato apporto di vitamina D potrebbe determinare una maggiore resistenza del corpo all’infezione da COVID-19, questo è quello che i due medici italiani affermano. Questa osservazione si basa su una serie di fatti e prove scientifiche. In particolare, la vitamina D ha un ruolo immunomodulatore e contrasta la replicazione dei virus a livello delle vie respiratorie [1].
Non solo, viene giudicata molto importante, per le conclusioni dei due medici, una ricerca ancora in formato preprint, significa non ancora pubblicata ma in fase di elaborazione. La ricerca in questione afferma che la vitamina D può ridurre l’incidenza, la severità e il rischio di complicanze in seguito a influenza, polmonite ma anche nuovo coronavirus [2]. Inoltre, in base ai dati preliminari raccolti a Torino riguardanti pazienti affetti dal nuovo coronavirus e ricoverati in ospedale, è emerso che in molti presentavano livelli di vitamina D sotto la soglia minima.
È bene sottolineare che si tratta unicamente di un comunicato stampa, non è una ricerca scientifica pubblicata su una rivista. È anche vero però che in una situazione di emergenza come quella in cui ci troviamo non è possibile seguire i passaggi normalmente richiesti. Quanto osservato quindi può essere considerato un’indicazione utile per tutti, anche per le categorie più a rischio come gli anziani e il personale sanitario, e cioè che lo stile di vita può contribuire a supportare il sistema immunitario nella lotta al coronavirus. Chiaramente dieta e stile di vita non possono sostituire le regole di prevenzione in atto, quali mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro, meglio se due, non toccarsi il viso con le mani sporche, lavarsi spesso le mani con acqua e sapone e usare una soluzione disinfettante data da acqua e alcool almeno al 60%, ma possono affiancarsi ad esse. E come assicurarsi un adeguato apporto di vitamina D fissato, per l’adulto, a 15 micro grammi al giorno? Questo può essere raggiunto con un’adeguata esposizione alla luce solare, sempre senza esagerare e avendo cura di non esporsi senza protezione nelle ore centrali della giornata, oppure attraverso determinati alimenti, quali funghi, l’articolo menziona i funghi shiitake (una manciata apporta 1,1 micro grammi di vitamina) o i funghi chiodini (mezzo piatto apporta 4,2 micro grammi), pesce, quale alici (una decina di alici apporta 16,5 micro grammi), sgombro (un piccolo sgombro 4,4 micro grammi), spigola (un filetto 16, 5 micro grammi) o triglia (2 micro grammi), uova (1 uovo 0,9 micro grammi) e formaggi, come la crescenza (piccola porzione 0,5 micro grammi). L’uso di eventuali integratori va sempre concordato con il proprio medico di fiducia.