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La nostra musica preferita migliora la neuroplasticità

Scritto da Dr. Giorgia Cazzolli, Ph.D., aggiornato il 27 novembre, 2021
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La nostra musica preferita migliora la neuroplasticità

Ascoltare musica non è un'azione passiva. Come abbiamo già avuto modo di vedere grazie a ricerche precedenti, la musica può contrastare ansia e insonnia, migliorare la concentrazione e, da oggi, sappiamo anche che può stimolare la neuroplasticità e aiutare a contrastare l'Alzheimer. Questo è quanto risulta da una recentissima ricerca scientifica apparsa pochi giorni fa sulla rivista Journal of Alzheimer's Disease grazie al lavoro di un team canadese [1].

La musica interagisce con lo stato emotivo e con il cervello

Quando ascoltiamo musica si possono attivare aree del nostro cervello non connesse con lo stimolo uditivo, con benefici per la salute del cervello, dell'umore e quindi del corpo. Ma questo non succede con tutti i tipi di musica. Musica rilassante, solo suonata e non cantata e suoni della natura hanno mostrato di favorire stati di calma e relax contrastando ansia e insonnia. Alcuni tipi di musica classica hanno mostrato di migliorare la concentrazione. Oggi parliamo di quella musica che promuove la neuroplasticità cerebrale e aiuta a migliorare la funzionalità cognitiva anche nelle prime fasi delle malattie neurodegenerative come l'Alzheimer.

La musica preferita favorisce la plasticità cerebrale, l'esperimento

I ricercatori hanno reclutato 14 persone, tutte con una diagnosi di demenza nelle fasi iniziali. Ai volontari è stata fatta sentire, per un'ora al giorno per tre settimane, musica nuova senza attinenza con la storia personale o musica scelta in modo che contenesse un repertorio di brani noti e con un significato personale. Per esempio, includendo la musica suonata al matrimonio o ascoltata durante un evento particolarmente significativo. Prima e in seguito a queste sedute i volontari sono stati sottoposti a visite ed esami di risonanza magnetica nucleare per valutare eventuali modifiche nella struttura e funzionalità del cervello. Quello che è emerso è che ascoltare musica nuova senza attinenze con la propria storia personale ha messo unicamente in attività la parte del cervello preposta all'elaborazione dello stimolo uditivo.

Invece, quando ai volontari è stata fatta ascoltare musica per loro significativa le cose sono cambiate. Infatti, è stato possibile osservare un'attivazione di percorsi neuronali della corteccia prefrontale, la parte del cervello coinvolta nella memoria recente e in processi di pianificazione e problem solving, e delle regioni cerebrali subcorticali, che sono le parti del cervello con un ruolo essenziale per svolgere funzioni cognitive, affettive e sociali. Quanto osservato ha indicando un coinvolgimento cognitivo e un processo di stimolazione della connettività tra neuroni e quindi della neuroplasticità.

Limitazioni e conclusioni

Lo studio ha una grande limitazione. Infatti, è stato eseguito su un campione di popolazione molto piccolo, solo 14 volontari. Tuttavia, risulta di notevole importanza in quanto i risultati osservati e misurati scientificamente mostrano chiaramente che un certo tipo di musica, quella che è importante per la nostra storia personale, stimola la neuroplasticità. Ascoltare musica è un'azione che tutti possono eseguire, anche a casa loro.

Pertanto, altri studi seguiranno per approfondire queste osservazioni preliminari ma che possiamo considerare molto promettenti per i benefici e la semplicità del trattamento.

Fonti

[1] Fischer et al, Journal of Alzheimer's Disease, Nov 2021
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AUTORE
Unisce la sua passione per uno stile di vita naturale e la sua formazione universitaria, è infatti laureata in fisica e ha il dottorato di ricerca in fisica, settore biofisica. Leggere articoli scientifici, documentarsi sulle ultime ricerche e testare nuovi metodi e ricette è quindi da sempre il suo lavoro, che, speriamo, di aver reso utile.
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