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Le verdure che proteggono il cervello dal rischio di demenza

Scritto da Dr. Giorgia Cazzolli, Ph.D., aggiornato il 19 settembre, 2023
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Le verdure che proteggono il cervello dal rischio di demenza

Spinaci, lattuga, rape rosse… questi sono alcuni degli alimenti da non farsi mancare in quanto capaci di proteggere il cervello e ridurre, negli anni, il rischio di demenza. Questo emerge da una recentissima ricerca scientifica pubblicata sulla rivista The American Journal of Clinical Nutrition da un team olandese della Erasmus University Medical Center, Rotterdam [1].

Come le verdure possono proteggere cuore e cervello

L'ossido nitrico è una sostanza che regola la dilatazione dei vasi sanguigni e ha un'azione di inibizione dell'aggregazione piastrinica, migliorando così la circolazione e proteggendo la salute del sistema cardiovascolare. L'ossido nitrico può essere prodotto dal corpo o introdotto con l'alimentazione. In particolare, i nitrati contenuti in alcuni vegetali, come rape rosse, lattuga e spinaci, possono essere convertiti facilmente in ossido nitrico dal nostro organismo. Questo per la presenza, nei vegetali, di altri composti come la vitamina C, che stimolano questo processo di trasformazione. Dal momento che la salute del sistema cardiovascolare è collegata alla salute del cervello, si ritiene che un regolare apporto di vegetali contenenti nitrati possa aiutare a prevenire e contrastare la demenza. Tuttavia, studi compiuti fino ad ora non sono stati in grado di giungere a conclusioni certe, questo perché i campioni di popolazione analizzati sono risultati troppo piccoli e perché la ricerca si è svolta sul breve termine, quando è lecito ipotizzare che l'azione protettiva fornita dall'alimentazione si osservi invece sul lungo periodo. Ed è qui che entra in gioco la ricerca di cui parliamo oggi.

Lo studio

Gli scienziati olandesi hanno elaborato un vasto studio, che ha coinvolto 9543 persone, età media 64 anni e in salute all'inizio della ricerca, iniziata nel 1990. Ai volontari è stato chiesto di compilare un questionario indicando le abitudini alimentari, in modo da estrapolare la quantità di nitrati assunta con la dieta, suddividendo tra fonti vegetali, come appunto i vegetali a foglia verde, e la carne, in cui i nitrati vengono usati per la conservazione. I volontari sono stati seguiti fino a gennaio 2020 per valutarne lo stato di salute. Quello che è emerso è che una maggiore assunzione di nitrati da fonti vegetali ha ridotto il rischio di sviluppare demenza.

Invece, nessuna azione protettiva è emersa dai nitrati assunti attraverso fonti non vegetali, come la carne. Infine, non è stato possibile comprendere il meccanismo neuroprotettivo dei nitrati da fonti vegetali. Anche analizzando, tramite esami medici, lo stato dei vasi sanguigni non è emersa una chiara correlazione. È possibile, come ipotizzato, che i vasi sanguigni coinvolti siano piccoli e quindi in grado di sfuggire all'analisi.

Non solo, è anche possibile che i nitrati agiscano non solo attraverso il sistema circolatorio ma anche attraverso la regolazione di antiossidanti e radicali liberi.

Conclusioni

Lo studio è degno di nota in quanto molto vasto e condotto su un ampio intervallo temporale. In questo modo è stato possibile mostrare chiaramente che l'assunzione di vegetali ricchi di nitrati, come lattuga, spinaci, sedano e rapa rossa, riduce il rischio di demenza. I vegetali sono una sinergia di composti, come la vitamina C, che favoriscono la conversione di nitrati in ossido nitrico, che a sua volta protegge il cervello.

Invece, la carne, un'altra fonte di nitrati, non ha mostrato la stessa azione benefica. Si ritiene perché i nitrati della carne, non venendo accompagnati da composti come la vitamina C, vengono trasformati solo in parte in ossido nitrico. Il resto può convertirsi in nitrosamine, che invece possono al contrario danneggiare il cervello, annullando così i benefici dell'ossido nitrico.

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AUTORE
Unisce la sua passione per uno stile di vita naturale e la sua formazione universitaria, è infatti laureata in fisica e ha il dottorato di ricerca in fisica, settore biofisica. Leggere articoli scientifici, documentarsi sulle ultime ricerche e testare nuovi metodi e ricette è quindi da sempre il suo lavoro, che, speriamo, di aver reso utile.
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