Mankai

Di aiuto in caso di diabete e glicemia alterata, apporta tutti gli aminoacidi essenziali e semi essenziali, ferro, vitamina B2, antiossidanti, fibre ma, soprattutto, proteine
Mankai è una pianta acquatica, altamente proteica, appartenente al genere delle lenticchie d’acqua, nome scientifico Wolffia globosa della famiglia delle Lemnaceae. Consumata per secoli nel sud est asiatico come alternativa vegetale alla carne, al giorno d’oggi questa pianta rappresenta una delle novità in campo medico dal momento che, come dimostrato da recenti ricerche scientifiche, è in grado di controllare la glicemia dopo l’assunzione di carboidrati.
Non solo, l’assunzione di mankai è stata in grado, in due settimane e in persone con grasso addominale e con glicemia a digiuno sopra 110 mg/dL, di abbassare i livelli di glicemia a digiuno registrati al mattino e di ridurre in generale i picchi glicemici che si possono rilevare nel corso di una giornata, oltre che portare una sensazione di sazietà [1]. Mankai fornisce anche i nove aminoacidi essenziali, che sono gli amino acidi che il corpo non riesce a produrre da sé ma deve introdurre con l’alimentazione. In particolare, quello che è emerso da ricerche scientifiche, è che l’assorbimento di questi aminoacidi forniti dalla pianta mankai è simile a quando si mangiano formaggi morbidi o piselli con un contenuto in proteine equivalente. Ma mankai è fonte anche di aminoacidi semiessenziali, sostanze cioè che il corpo può produrre a patto che gli aminoacidi essenziali siano in quantità sufficiente, apporta poi anche ferro, vitamina B12, fibre e importanti sostanze antiossidanti e anti infiammatorie [2][3]. Insomma, mankai sembra proprio essere un vero superfood, capace di apportare sostanze indispensabili alla salute dell’organismo oltre che agire controllando e riducendo la glicemia, dimostrandosi quindi di aiuto in caso di diabete. Allo stato attuale non è facile reperire questo rimedio, ma stanno nascendo start up e ditte dedicate alla coltivazione proprio di mankai.
Pertanto, non sarà difficile a breve reperire questa pianta così speciale e benefica e aggiungerla alle preparazioni culinarie e agli smoothies, come sembra che la caffetteria dell’Università di Harvard stia già facendo!