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Microplastiche, un pericolo per il cuore

Scritto da Dr. Giorgia Cazzolli, Ph.D., aggiornato il 6 aprile, 2024

Le microplastiche che respiriamo, ingeriamo o beviamo si accumulano all'interno del corpo e possono causare un aumento del rischio di avere infarti o ictus. Vediamo di capire meglio i danni delle microplastiche e come possiamo ridurre la nostra esposizione a queste sostanze tossiche per la salute

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Microplastiche, un pericolo per il cuore

Le mangiamo, le beviamo e le respiriamo, stiamo parlando delle microplastiche, che in questo modo entrano nel nostro corpo, si immettono nel flusso sanguigno, raggiungono vari organi e vengono immagazzinate nelle placche delle arterie con conseguenze importanti sulla salute cardiovascolare. Vediamo cosa afferma a questo proposito un'interessantissima ricerca italiana pubblicata sulla rivista The New England Journal of Medicine [1]. Nel seguito dell'articolo vedremo anche di capire come possiamo difenderci dai danni delle microplastiche.

Le microplastiche aumentano di più di 4 volte il rischio cardiovascolare

Gli scienziati hanno reclutato 257 volontari, tutti con un aumento del rischio cardiovascolare in quanto sottoposti a intervento per rimuovere placche che ostruivano le carotidi. Queste placche sono state analizzate ed è risultato che in quasi il 60% dei campioni analizzati era presente il polietilene, una microplastica.

Non solo, nel 12% dei campioni è stato rilevato anche PVC, un'altra microplastica che insieme al polietilene conta un vasto range di applicazioni e utilizzi. I volontari sono quindi stati seguiti per un periodo di 34 mesi, durante i quali è emerso che coloro che presentavano microplastiche nelle placche carotidee avevano un rischio 4,5 volte superiore di sperimentare un evento cardiovascolare severo come infarto o ictus rispetto a coloro che avevano placche ma libere da microplastiche.

Microplastiche, dove si trovano e come agiscono nel corpo

Le microplastiche sono particelle più piccole di 5 mm che vengono rilasciate quando i materiali plastici si deteriorano. Per esempio, gli pneumatici di una macchina in frenata rilasciano microplastiche, che si riversano nell'aria. Allo stesso modo possono riversare microplastiche negli ambienti i mobili o altri pezzi di arredamento in plastica. Anche gli imballaggi di plastica con cui il cibo entra in contatto sono una fonte di microplastiche. Le microplastiche entrano nel corpo e viaggiano nel flusso sanguigno, accumulandosi in organi e vasi sanguigni e da qui diventano un fattore di rischio per la nostra salute. Si ritiene che le microplastiche possano innescare processi infiammatori e aumentare i danni dei radicali liberi a livello dell'endotelio, che è il rivestimento interno dei vasi sanguigni. Ma le microplastiche possono danneggiare anche il cuore, alterandone il ritmo e la struttura, aprendo le porte anche alla fibrosi cardiaca [2]. Da qui l'aumento di rischio cardiovascolare, come dimostra lo studio di oggi. La ricerca è ancora all'inizio e altro lavoro sarà da fare per meglio comprendere tutti i risvolti sulla salute che può avere un accumulo di microplastiche nell'organismo. In ogni caso i danni delle microplastiche sono chiari e una buona scelta può essere ridurre la nostra esposizione alle microplastiche. Su alcune fonti di microplastiche non abbiamo controllo ma su molte altre sì. Vediamo cosa consigliano gli esperti.

Come ridurre l'esposizione alle microplastiche

L'acqua contiene microplastiche, sia l'acqua di rubinetto che in bottiglia, anche di vetro. In generale, gli esperti hanno notato che l'acqua di rubinetto contiene meno microplastiche dell'acqua in bottiglia. Quindi, l'acqua di rubinetto sembra essere una buona soluzione (Falk, CBS News). Se poi vogliamo dichiarare guerra anche alle microplastiche presenti nell'acqua di rubinetto, possiamo considerare la possibilità di filtrarla, ma prestando attenzione a cambiare spesso il filtro in quanto anche il filtro ha parti plastiche e con il tempo può rilasciarle all'acqua. Un altro modo per ridurre la presenza di microplastiche è, in base ad una recente ricerca, bollire l'acqua per 5 minuti, poi lasciarla raffreddare e filtrarla. Questo aiuterebbe a rimuovere fino all'80% delle microplastiche presenti nell'acqua di rubinetto [3]. E più l'acqua è calcarea meglio è in quanto sembra che sia proprio il calcare, che poi viene allontanato tramite filtraggio, a sequestrare le microplastiche. Tuttavia, gli stessi ricercatori mettono in guardia. I risultati sono promettenti e dovrebbero portarci a riflettere, ma è ancora presto considerare la bollitura dell'acqua un rimedio contro le microplastiche. Infatti, ancora non è chiaro quanti sali minerali possono essere persi in questo modo. Altri rimedi contro le microplastiche (Couceiro, University of Portsmouth) sono evitare di scaldare alimenti e bevande in contenitori o pellicole di plastica.

Per quanto riguarda l'arredamento ma anche tessuti come i tendaggi che usiamo in casa, la scelta dovrebbe ricadere su tessuti naturali. Questo non significa che ora devi iniziare una campagna di sostituzione totale di quello che hai in casa, semplicemente, man mano che devi cambiare qualcosa assicurati che il nuovo sia di un materiale naturale e che non contenga parti plastiche, o che queste siano limitate. Stesso discorso per i vestiti, acquistarli di fibra naturale è sicuramente una scelta migliore. È poi importante tenere pulita casa, passando regolarmente l'aspirapolvere, in quanto gli accumuli di polvere che troviamo possono contenere microplastiche, magari rilasciate dal divano o dai tappeti. Infine, gli esperti consigliano di tenere i prodotti in plastica lontano dalla luce diretta del sole in quanto questo causerebbe un deterioramento del materiale, con il rilascio di microplastiche.

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AUTORE
Unisce la sua passione per uno stile di vita naturale e la sua formazione universitaria, è infatti laureata in fisica e ha il dottorato di ricerca in fisica, settore biofisica. Leggere articoli scientifici, documentarsi sulle ultime ricerche e testare nuovi metodi e ricette è quindi da sempre il suo lavoro, che, speriamo, di aver reso utile.
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