Può la dieta ridurre il rischio di sviluppare l’Alzheimer?

Le scelte a tavola incidono sulla salute, ormai la scienza lo ha dimostrato. In particolare, la dieta può influenzare il rischio di sviluppare malattie croniche, obesità, diabete tipo 2, malattie cardiovascolari e sì, anche Alzheimer. Tra tutti i possibili stili di vita la dieta Mediterranea è quella più studiata e comunemente accettata come dieta bilanciata e capace di apportare importanti benefici all’organismo e, soprattutto, alla salute del cervello attraverso un meccanismo che coinvolge una parte del corpo che, a prima vista, può sembrare non connessa con il cervello, la flora intestinale chiamata anche microbiota. È di pochi giorni fa una ricerca pubblicata su EBioMedicine, una rivista di The Lancet, prestigioso giornale di ambito medico, da parte di un team americano della Wake Forest School of Medicine [1], in cui gli scienziati hanno osservato che la flora intestinale può presentare particolari indicatori dell’Alzheimer e che una modifica a questa flora intestinale può avere anche effetti benefici nel contrastare la malattia.
Recentemente gli scienziati hanno iniziato a ritenere che alterazioni del microbiota possano essere la causa scatenante e il motivo di sviluppo dell’Alzheimer aumentando i livelli di infiammazione nel corpo. Nello studio che presentiamo oggi i ricercatori hanno provato ad analizzare il microbiota di persone in salute e persone che invece presentavano una fase iniziale di Alzheimer.
Ebbene, sono emerse delle differenze nelle popolazioni di batteri e questo ha permesso di capire che le persone con Alzheimer lieve si trovavano in una condizione di squilibrio della flora batterica, chiamata disbiosi. I ricercatori sono anche riusciti a collegare alcuni ceppi di batteri, abbondanti nelle persone con Alzheimer, a valori elevati dei marker di questa malattia. Ma i ricercatori non si sono fermati qui, hanno infatti osservato come un tipo particolare di dieta, chiamata dieta mediterranea chetogenica, possa influenzare il microbiota e i marker dell’Alzheimer. Questa dieta prevede frutta, verdura, un limitato apporto di carboidrati e un alto apporto di grassi sani come quelli derivati dal pesce e dall’olio extra vergine di oliva. I partecipanti allo studio hanno assunto per 6 settimane questo tipo di dieta che, come osservato dai ricercatori, non solo ha riportato l’equilibrio nel microbiota delle persone con Alzheimer ma ha anche ridotto i markers dell’Alzheimer, sia in persone che già presentavano questa malattia che in persone sane.
Lo studio non è privo di limitazioni, infatti il campione studiato è molto piccolo, solo 17 persone, e si riferisce a un periodo di tempo molto breve. Tuttavia, è molto importante in quanto si aggiunge ad altri studi, molto recenti, che stanno gettando nuova luce su una malattia come l’Alzheimer e su un suo collegamento con la salute del microbiota intestinale. Questo può aprire infatti la strada a nuovi trattamenti sia preventivi che di cura.