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Sai cosa mangi, il problema del salmone

Scritto da Dr. Giorgia Cazzolli, Ph.D., aggiornato il 7 giugno, 2020
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Sai cosa mangi, il problema del salmone

Benefici, rischi e avvertenze sul consumo di salmone, sia selvaggio che da allevamento

Salmoni che risalgono la corrente, liberi e sani, grazie anche ai crostacei di cui si nutrono e che conferiscono alla loro carne una naturale colorazione rosa… ecco, questa immagine comincia a non essere più tanto veritiera. Infatti, con l’aumento del consumo di salmone in tutto il mondo è cresciuta anche la necessità di far fronte a questa domanda ricorrendo ad allevamenti di salmone. Al giorno d’oggi, più della metà del salmone servito sulle nostre tavole viene da allevamenti.

Salmone, proprietà e benefici

La fortuna del salmone si riconduce ai suoi indubbi benefici per la salute. Infatti, il salmone apporta preziosi acidi grassi omega 3 dall’azione protettiva sul cuore, e questa azione è ben documentata.

Non solo, il salmone è anche fonte di vitamina D [1]. Ma cosa succede con i salmoni da allevamento? Considerato che questi pesci non sono più liberi di muoversi e di nutrirsi come vogliono, che sono stipati in vasche, spesso feriti e malati e che per dare il colore rosa alla carne ora si usano coloranti nei mangimi? I benefici degli omega 3 contenuti nel salmone superano i rischi di inquinanti e sostanze tossiche, spesso contenute negli stessi mangimi, e che abbondano nel pesce allevato? Cerchiamo di capire.

Il problema del salmone da allevamento, analisi rischi benefici

Il problema del salmone viene riassunto nell’analisi rischio beneficio che compare in un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Science [2]. Il punto è che il salmone, sia selvaggio che da allevamento, apporta acidi grassi omega 3, che si sono dimostrati capaci di ridurre del 20% la mortalità in persone con malattie alle coronarie. Il salmone selvaggio ha però un costo elevato mentre quello da allevamento molto più contenuto. Per contro però, il salmone, soprattutto quello da allevamento, contiene anche sostanze tossiche e cancerogene, come la diossina [3]. E gli omega 3 di cui è ricco non agiscono contro il cancro. Alcuni scienziati, come riportato sull’articolo di Science, ritengono che i benefici derivanti dal consumo di omega 3 supererebbero i rischi ma la realtà è che questa affermazione si basa su un’analisi che non tiene conto di tutte le ripercussioni, anche indirette, che consumare alimenti ricchi di sostanze tossiche e cancerogene può avere. Per esempio, andrebbero considerati anche i possibili danni a livello cerebrale che queste sostanze tossiche possono avere sui bambini esposti a queste sostanze quando sono ancora nel ventre della madre.

Salmone selvaggio, più costoso però …

Il salmone selvaggio è certamente più costoso rispetto a quello da allevamento. È vero che il salmone selvaggio contiene un po’ meno acidi grassi omega 3 rispetto a quello da allevamento, ma è anche vero che il salmone da allevamento apporta anche una notevole quantità di acidi grassi omega 6, già molto abbondanti nella nostra dieta di tipo occidentale e che, quando in eccesso, sul lungo periodo possono causare infiammazione cronica nel corpo. In particolare, il rapporto tra omega 3 e omega 6 nel salmone selvaggio è 10, in quello da allevamento 3 [4].

Non solo, il salmone selvaggio contiene anche quantità maggiori di vitamina D [1]. Infine, il salmone da allevamento presenta anche antibiotici, spesso usati in modo massiccio e che possono far sviluppare una antibiotico-resistenza in alcuni organismi patogeni per l’uomo [5].

Salmone selvaggio e da allevamento, conclusioni

Viste tutte queste considerazioni, il consiglio degli scienziati è di non mangiare più di una volta al mese il salmone da allevamento [6]. Infatti, i benefici non supererebbero i rischi. A questo si aggiunge anche che esistono altre fonti di omega 3, non contaminate, come semi di lino e noci e, in misura minore, la frutta secca, come le noci cashew, e i legumi. Un’altra valida alternativa è data anche dal salmone selvaggio, meno contaminato rispetto a quello da allevamento.

Fonti

[1] Jakobsen et al, Nutrients, 2019
[2] Tuomisto et al, Science, 2004
[3] Foran et al, Environ Health Perspect, 2005
[4] Hamilton et al, Environ Sci Technol, 2005
[5] Higuera-Llantén et al, PLoS One, 2018
[6] Foran et al, J Nutr, 2005
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AUTORE
Unisce la sua passione per uno stile di vita naturale e la sua formazione universitaria, è infatti laureata in fisica e ha il dottorato di ricerca in fisica, settore biofisica. Leggere articoli scientifici, documentarsi sulle ultime ricerche e testare nuovi metodi e ricette è quindi da sempre il suo lavoro, che, speriamo, di aver reso utile.
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