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Una variante della dieta mediterranea può ridurre il rischio di sviluppare Alzheimer

Scritto da Dr. Giorgia Cazzolli, Ph.D., aggiornato il 5 settembre, 2020
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Una variante della dieta mediterranea può ridurre il rischio di sviluppare Alzheimer

La salute del cervello è collegata a quella dell’intestino, si tratta del famoso asse intestino cervello di cui gli scienziati stanno studiando i meccanismi di azione. Da oggi un nuovo pezzo si aggiunge a questo affascinante puzzle. Infatti, gli scienziati americani della Wake Forest School of Medicine, North Carolina, hanno osservato che con un tipo di dieta mediterranea modificata è possibile ridurre il rischio di sviluppare l’Alzheimer. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista EBioMedicine [1].

In particolare, i ricercatori sono riusciti ad analizzare nel dettaglio il microbiota, e cioè la popolazione di batteri dell’intestino, sia in persone sane che in persone che presentavano un lieve deterioramento cognitivo. Quello che è emerso è che nel microbiota delle persone con lieve deterioramento cognitivo erano presenti in quantità maggiore delle particolari famiglie di funghi, che così diventavano come una sorta di indicatore di questa condizione che interessa il cervello. È da sottolineare che il lieve deterioramento cognitivo rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo dell’Alzheimer. I ricercatori hanno quindi sottoposto i partecipanti allo studio, 17 persone, per 6 settimane a un tipo di dieta mediterranea modificata, chiamata dieta mediterranea chetogenica. Questa dieta prevede un moderato consumo di carboidrati, frutta, verdura e grassi e proteine derivanti principalmente dall’olio evo e dal pesce. Trascorse le sei settimane, il microbiota era risultata modificato ed erano diminuiti i markers dell’Alzheimer nel fluido cerebrospinale.

Lo studio è limitato, infatti è stato condotto su un campione davvero molto piccolo. Tuttavia, risulta in ogni caso molto importante perché si va ad aggiungere alle altre ricerche che sempre più spesso, negli ultimi anni, stanno collegando cosa si mangia alla salute dell’intestino e del cervello.

Fonti

[1] Nagpal et al, EBioMedicine, Sep 2020
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AUTORE
Unisce la sua passione per uno stile di vita naturale e la sua formazione universitaria, è infatti laureata in fisica e ha il dottorato di ricerca in fisica, settore biofisica. Leggere articoli scientifici, documentarsi sulle ultime ricerche e testare nuovi metodi e ricette è quindi da sempre il suo lavoro, che, speriamo, di aver reso utile.
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