Un'attività fisica moderata aiuta a prevenire l'Alzheimer, ecco la prova

L'Alzheimer si può prevenire anche con lo stile di vita. In particolare, come emerge da un recentissimo articolo appena pubblicato, una moderata attività fisica, se eseguita con regolarità, ha la capacità di ritardare o persino prevenire l'insorgenza di questa malattia neurodegenerativa. Lo studio è consultabile online sulla rivista Frontiers in Endocrinology grazie al lavoro di un team americano [1].
Alzheimer e attività fisica
L'Alzheimer è una malattia degenerativa causata dall'accumulo di particolari proteine, beta amiloidi e tau. Questi aggregati risultano tossici per i tessuti cerebrali. Negli ultimi anni molte ricerche hanno cercato di comprendere come prevenire l'Alzheimer, anche con dieta e stile di vita. Grazie a studi sugli animali, si è potuto ipotizzare un ruolo giocato dall'esercizio fisico. Infatti, è stato possibile osservare che nei roditori l'attività fisica aumenta la neurogenesi dell'ippocampo, che è la parte cerebrale che viene colpita per prima dalla degenerazione, e la plasticità sinaptica. Negli esseri umani l'esercizio fisico aumenta il volume della materia grigia e bianca, il flusso sanguigno e migliora la memoria. Tuttavia, fino ad oggi, non esistevano studi capaci di studiare in maniera oggettiva, attraverso indicatori ed esami del sangue, i possibili benefici dell'esercizio fisico sul cervello. Proprio per colmare questa lacuna i ricercatori dello studio di cui parliamo oggi hanno elaborato un esperimento in cui hanno analizzato l'andamento di particolari markers e la capacità cognitiva.
L'esperimento
A questo scopo sono stati reclutati 25 volontari, età media 65 anni, tutti senza sintomi di declino cognitivo ma con un alto rischio, individuato in base a indagini genetiche, di sviluppare la malattia di Alzheimer. I partecipanti allo studio sono stati divisi in due gruppi. Il primo gruppo è stato usato come controllo mentre il secondo si è sottoposto a sedute di attività fisica aerobica, in particolare camminata a passo svelto sul tapis roulant, per 26 settimane. All'inizio e al termine i volontari sono stati sottoposti a test per valutare la funzionalità cognitiva, in particolare memoria e attenzione, e ad esami del sangue. In particolare, i ricercatori si sono concentrati su un indicatore, la miochina catepsina B, o CTSB, una sostanza che, in caso di declino cognitivo, tende a calare. Si ritiene che CTSB riduca il numero di placche beta amiloidi e pertanto studiare i livelli di CTSB può essere un rivelatore per comprendere il ruolo dell'esercizio fisico per contrastare la malattia di Alzheimer.
L'esercizio fisico contrasta le neurodegenerazioni, conclusioni
Quello che è emerso, al termine dello studio, è che l'attività fisica aerobica, quindi qualsiasi attività di moderata intensità e protratta nel tempo come una nuotata ma anche una camminata a passo svelto, aumenta i valori di CTSB.
Non solo, a questi aumenti di CTSB sono corrisposti anche miglioramenti per quanto riguarda la funzionalità cognitiva, apprendimento e memoria in chi aveva svolto attività fisica rispetto al gruppo di controllo. Quindi, ecco un'altra prova che lo stile di vita può aiutare a contrastare se non persino prevenire le degenerazioni, anche quelle che riguardano il cervello.