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Vivere sani, i PFAS

Scritto da Dr. Giorgia Cazzolli, Ph.D., aggiornato il 3 settembre, 2023
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Vivere sani, i PFAS

Cosa sono i PFAS, come entrano nel corpo, quali rischi comportano e cosa possiamo fare noi per tutelarci

Oggi parliamo di una famiglia di sostanze di cui si sente spesso parlare e si legge su articoli e riviste, i PFAS. I PFAS sono sostanze perfluoroalchiliche che vengono molto utilizzate nell'industria grazie alla loro elevata resistenza ma che possono rappresentare un rischio per la salute. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta, quali sono i rischi per l'uomo e cosa afferma la scienza al riguardo, in particolare faremo riferimento ad articoli molto recenti che fanno luce su queste sostanze chimiche.

PFAS, cosa sono e rischi

PFAS sono sostanze chimiche e rappresentano un'ampia famiglia di 12000 sostanze. La fortuna dei PFAS si deve alla loro capacità di essere repellenti all'acqua e resistenti al fuoco, stabili termicamente e chimicamente. Questo spiega i motivi per cui i PFAS sono molto utilizzati nell'industria. Tuttavia, sempre più studi indicano che i PFAS rappresentano un rischio, sia per la salute umana e animale che per il pianeta. Infatti, in quest'ultimo caso, queste sostanze sono molto resistenti e possono arrivare a contaminare le falde acquifere.

Per quanto riguarda la salute umana, anche se le quantità di PFAS sono molto limitate, anche dal momento che sempre più restrizioni vengono imposte, queste sostanze tendono ad accumularsi nell'organismo e rimanere per anni causando problemi quali malfunzionamenti della tiroide, aumento dei livelli di colesterolo, danni al fegato, tra cui anche il fegato grasso, degenerazioni cellulari di testicoli e reni, basso peso alla nascita e una riduzione della risposta immunitaria [1]. Da qui l'importanza di essere consapevoli dei prodotti che contengono PFAS e, se possibile, limitarli [2].

PFAS, attenzione ad alcuni prodotti dedicati alle donne

Una ricerca molto recente, condotta da un team di scienziati americani e presentata al meeting 2023 dell'American Chemical Society, ha analizzato diversi prodotti usati durante le mestruazioni, come assorbenti, slip assorbenti, tamponi e coppette, alla ricerca di PFAS (Peaslee et al, ACS, 13 Aug 2013). Quello che è emerso è che, mentre molti prodotti non contengono PFAS, alcuni presentano queste sostanze sia nel pacchetto che li contiene che negli strati più esterni. Gli assorbenti e i tamponi generalmente non riportano la lista degli ingredienti con cui sono stati prodotti e quindi è difficile comprendere il motivo della presenza di PFAS, se aggiunti volutamente per proteggere il prodotto dall'umidità, o se per contaminazione.

In più, la ricerca non ha riportato i nomi dei marchi coinvolti. In ogni caso, questa ricerca ha lo scopo di portare maggiore consapevolezza sia nelle persone, chiamate a scegliere prodotti di qualità, che nei governi, che dovranno approfondire questo argomento e inserire ulteriori divieti all'uso di PFAS.

PFAS, anche nelle cannucce di carta

Sempre più Paesi stanno vietando i prodotti in plastica monouso, come piatti ma anche cannucce. Da qui il diffondersi di alternative considerate più ecologiche e meno dannose per la salute. Per esempio, si stanno diffondendo sempre più cannucce di carta, ma anche di bambù e persino di vetro. Tuttavia, anche queste alternative non sono risultate prive di PFAS. Infatti, una ricerca molto recente ha mostrato che le cannucce di carta sono quelle con la probabilità maggiore di contenere PFAS, dal momento che il 90% dei campioni testati ha mostrato la presenza di queste sostanze [2]. Seguono poi le cannucce di bamboo, per cui l'80% dei campioni testati è risultato positivo ai PFAS, poi le cannucce di plastica e anche le cannucce in vetro. Un fatto preoccupante che è emerso dall'analisi condotta è la presenza di alcuni tipi di PFAS, quali acido trifluoroacetico (TFA) e acido trifluorometansolfonico (TFMS), che sono solubili in acqua e quindi con un'elevata probabilità di passare dalla cannuccia alla bevanda e così poi nel corpo [2]. Cannucce in acciaio inossidabile invece non hanno mostrato la presenza di PFAS. Quindi, come concludono gli stessi autori dello studio, per essere sicuri di non immettere nel corpo PFAS e inquinare l'ambiente, una buona scelta può essere o rinunciare alle cannucce o ricorrere a quelle in acciaio inossidabile [2].

PFAS, altre fonti

L'esposizione umana a queste sostanze si deve principalmente ai cibi e all'acqua contaminati. Per esempio, molte confezioni per alimenti e borse in plastica riutilizzabili contengono PFAS che poi possono migrare al cibo [2]. La contaminazione risulta maggiore in caso di alimenti grassi e conservati ad alte temperature per lunghi periodi di tempo [2]. PFAS sono stati rilevati anche nelle confezioni per pop corn da scaldare al microonde, nei contenitori dei fast food, nei piatti e nei bicchieri monouso compostabili e negli utensili antiaderenti [3]. Questo non significa che bisogna eliminare tutte le pentole antiaderenti che abbiamo in cucina, assolutamente no, anche perché la quantità di PFAS è davvero molto ridotta. Ma è importante esserne consapevoli, acquistare sempre prodotti di qualità, buttare via le padelle e altri utensili rovinati e, magari per il futuro, prediligere padelle in ceramica, acciaio o ghisa. Anche l'acqua da rubinetto può essere una fonte di PFAS, in questo caso può essere utile chiedere maggiori informazioni al proprio comune che esegue regolarmente controlli delle acque potabili. Infine, presta attenzione ai tessuti indicati come anti macchia, per esserlo è molto probabile che utilizzino PFAS.

PFAS, alcuni consigli per tutti i giorni

Gli esperti consigliano di pulire, spolverare e arieggiare spesso gli ambienti chiusi in quanto i PFAS tendono ad accumularsi tra la polvere. Poi, per quanto riguarda l'acqua di rubinetto, se la beviamo e non siamo sicuri che sia priva di PFAS allora una buona scelta può essere quella di filtrarla. Lava bene, meglio se con acqua filtrata, frutta e verdura.

Invece, il rischio di accumulare PFAS attraverso la doccia, il bagno o l'azione di lavare piatti o vestiti è davvero minima. Come indica l'EPA, l'agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente, infatti, è davvero molto bassa la probabilità che i PFAS entrino nel corpo attraverso la pelle (EPA, PFOA PFOS and other PFAS).

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AUTORE
Unisce la sua passione per uno stile di vita naturale e la sua formazione universitaria, è infatti laureata in fisica e ha il dottorato di ricerca in fisica, settore biofisica. Leggere articoli scientifici, documentarsi sulle ultime ricerche e testare nuovi metodi e ricette è quindi da sempre il suo lavoro, che, speriamo, di aver reso utile.
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